Te la sei proprio cercata questa domanda: come mai il Fib costa più del sottostante, ossia dell'indice FTSE Mib?
Bhe… considera che, per poter acquistare l’equivalente azionario del valore nominale del Fib, cioè un portafoglio di titoli che replichi esattamente l’indice Ftse Mib, un investitore dovrebbe disporre di una quantità di denaro pari a 175.000 euro (sempre ipotizzando che il Fib quoti 35.000 punti indice). Viceversa, ammettendo che l’intermediario ci applichi una marginazione del 7,5%, è possibile effettuare l’acquisto di un contratto future che “riproduce” la medesima posizione con un esborso più contenuto (così come avevamo visto nell'esempio precedente), pari al margine iniziale (13.125 euro, ossia il 7,5% del valore nominale del future).
Va da se che la possibilità di acquistare l’indice mediante un contratto futures consente in sostanza di “risparmiare” liquidità (175.000 -13.125 = 161.875 euro) che potrebbe essere reinvestita sul mercato al tasso di interesse corrente in una attività priva di rischio come titoli di stato a breve termine o certificati di deposito.
Naturalmente il venditore del Fib chiede conto di questo beneficio finanziario all’acquirente, per cui entrambi si incontreranno ad un prezzo del future più alto rispetto al valore che esprime il sottostante in quel momento.
La differenza tra i due valori, cioè tra il valore del Fib (il derivato) e il valore del sottostante (l’Ftse Mib), sarà tanto più elevata quanto maggiore è il tasso di interesse praticato in quel momento (e viceversa).
Trascurando le fluttuazioni giornaliere, questa differenza decresce in maniera costante man mano che il tempo passa, fino ad annullarsi completamente il giorno stesso della scadenza del contratto futures.