In altre parole non dobbiamo cadere nella trappola dell’AUTOCOMPIACIMENTO!
La trappola dell’autocompiacimento ci induce ad ascrivere i successi esclusivamente alle nostre personali qualità e a scaricare, invece, le responsabilità dei fallimenti sugli altri o su circostanze sciagurate. A favorirla sono meccanismi cognitivi e motivazionali abbastanza comuni, come il desiderio di apparire migliori degli altri e il bisogno di alimentare la propria autostima. Anche il ricordo gioca un ruolo importante: di fronte a una disfatta a noi imputabile, anche laddove sia stata tanto bruciante da rimanere ben viva nella memoria, non sempre attribuiamo la giusta responsabilità a noi stessi. Cerchiamo delle attenuanti, delle giustificazioni che ne alleggeriscano il peso spiacevole. E, anziché riconoscere i nostri errori e imparare da questi, siamo propensi a spiegare l’evidenza a noi avversa attraverso cause del tutto indipendenti dalla nostra volontà e dal nostro controllo: per esempio la sfortuna.
Un atteggiamento immortalato dalla battuta per cui: «
la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo».
Se al contrario ci capita qualcosa di buono, che convalida la correttezza delle nostre azioni o delle nostre credenze, attribuiamo preferibilmente l’evento a una nostra capacità peculiare piuttosto che a quegli stessi fattori accidentali.