I mercati pagano dazio…
La guerra commerciale alle porte spaventa i mercati i quali hanno lanciato un messaggio molto preciso su gli effetti che il modello proibizionistico adottato da Trump potrebbe avere in futuro sull’economia mondiale.
In più c’è il fatto che alcuni indicatori macroeconomici segnalano che nelle ultime settimane la crescita economica si va indebolendo, sia in Europa che in USA, in un contesto di politica monetaria volta alla normalizzazione.
Ad innescare la miccia è stato anche il caso Datagate con la vicenda Facebook che ha reso necessaria una regolamentazione delle autorizzazioni di privacy sui Social Media.
Quindi i mercati che erano rimasti alla finestra e con una contrazione di volatilità hanno gettato la maschera e si sono messi a vendere copiosamente e sebbene i dazi non riguardano in modo specifico l’Europa le borse UE hanno perso in media circa il 2%, quelle USA si sono avvicinate al 3%.
Naturalmente questa seconda ondata di vendite è molto diversa rispetto a quella avvenuta agli inizi di febbraio. Quella discesa dai massimi assoluti ha invogliato i compratori a rientrare approfittando dei prezzi a buon mercato raggiunti dai titoli perché si riteneva – come in altre occasioni – che il calo era dovuto agli eccessi euforici raggiunti. Oggi le cose appaiono sostanzialmente diverse.
Per quanto riguarda il nostro indice Ftse Mib lo avevamo detto ieri che una apertura al di sotto dei 22.400 punti avrebbe segnato la definitiva fine del ciclo rialzista di lungo periodo e dato il testimone a una fase orso di lungo periodo il cui target a questo punto appare abbastanza indefinibile vista la grave incertezza sui fondamentali della crescita mondiale.
La guerra commerciale alle porte spaventa i mercati i quali hanno lanciato un messaggio molto preciso su gli effetti che il modello proibizionistico adottato da Trump potrebbe avere in futuro sull’economia mondiale.
In più c’è il fatto che alcuni indicatori macroeconomici segnalano che nelle ultime settimane la crescita economica si va indebolendo, sia in Europa che in USA, in un contesto di politica monetaria volta alla normalizzazione.
Ad innescare la miccia è stato anche il caso Datagate con la vicenda Facebook che ha reso necessaria una regolamentazione delle autorizzazioni di privacy sui Social Media.
Quindi i mercati che erano rimasti alla finestra e con una contrazione di volatilità hanno gettato la maschera e si sono messi a vendere copiosamente e sebbene i dazi non riguardano in modo specifico l’Europa le borse UE hanno perso in media circa il 2%, quelle USA si sono avvicinate al 3%.
Naturalmente questa seconda ondata di vendite è molto diversa rispetto a quella avvenuta agli inizi di febbraio. Quella discesa dai massimi assoluti ha invogliato i compratori a rientrare approfittando dei prezzi a buon mercato raggiunti dai titoli perché si riteneva – come in altre occasioni – che il calo era dovuto agli eccessi euforici raggiunti. Oggi le cose appaiono sostanzialmente diverse.
Per quanto riguarda il nostro indice Ftse Mib lo avevamo detto ieri che una apertura al di sotto dei 22.400 punti avrebbe segnato la definitiva fine del ciclo rialzista di lungo periodo e dato il testimone a una fase orso di lungo periodo il cui target a questo punto appare abbastanza indefinibile vista la grave incertezza sui fondamentali della crescita mondiale.
Meno si rischia più si guadagna ...