Fed, la prima stretta dell’era di Powell
Tutto come da copione, rialzo del tasso di interesse passato da 1,50% a 1,75% e un segnale cauto sul futuro nel senso che Jerome Powell, neo presidente della Fed, si presenta nella sua prima conferenza stampa facendo capire che, probabilmente, la Fed rimetterà mano al tasso di interesse ancora due volte da qui alla fine dell’anno. Altri ritocchi di un quarto di punto come ieri, in modo da chiudere il 2018 con una forchetta tra il 2 e il 2,25%. E’ stato alzato però al 3% l’asticella dei tassi considerata “normale” per cui ne 2019 gli interventi potrebbero essere tre, anziché i due in programma. Nel complesso, ha detto il numero uno della Fed, «la politica monetaria resta accomodante, con ulteriori graduali aggiustamenti, monitorando con attenzione la dinamica dell’inflazione, dove non vediamo chiari segnali di accelerazione». Tuttavia ha anche detto che: «Procedere in modo troppo lento a ulteriori aumenti del costo del denaro potrebbe rappresentare un rischio per l’economia, perché potremmo poi essere costretti ad agire troppo rapidamente, danneggiando la crescita». Ma subito dopo avverte: «decideremo comunque volta per volta, perché dobbiamo fare in modo che l’inflazione prosegua la sua corsa verso l’obiettivo del 2%». Insomma è stato più colomba che falco.