L'arte di giocare d'anticipo
Il discorso pronunciato a Jackson Hole dal presidente della Federale Reserve (FED) Jerome Powell ha scompaginato il quadro della politica economica USA con possibili risvolti negativi per l’Europa.Vediamo perché.
Partiamo da una premessa.
Da sempre la FED ha avuto come obiettivo quello di tenere sotto controllo l’inflazione fissato al 2%. L’aumento dei prezzi è considerato da sempre il peggiore dei mali per qualsiasi economia. Perciò, quando l’inflazione arrivava in zona 2%, i tassi iniziavano a salire e viceversa quando si allontanano dal 2%, i tassi tendono a scendere per favorire la crescita economica.
Da ora in poi sembra che non sia più così, questo principio è stato smontato: la FED non persegue più l’obiettivo di una inflazione al 2%, ma di una piena occupazione del mercato del lavoro. Situazione - tra l'altro - presente prima dello scoppio della pandemia.
Ora, per ottenere la piena occupazione la FED sarà disposta a tollerare una inflazione anche superiore al 2%.
Cosa che invece è rimasta come target e come obiettivo primario per l’altra grande banca centrale mondiale, la BCE.
Questo cosa significa? Significa che la BCE e la FED che fino a questo momento hanno avuto una politica monetaria con un target di inflazione comune adesso avranno un comportamento divergente. Nel caso in cui l’inflazione salirà al di sopra del target la BCE sarà costretta ad aumentare i tassi di interesse mentre la FED no, per cui potremmo assistere al fenomeno di tassi in crescita in Europa e stabili e compressi verso il basso negli USA.
Beh… le conseguenze sono evidenti sul piano dei cambi con un euro che necessariamente si apprezzerà nei confronti del dollaro e che renderà l’export dell’Europa meno appetibile.