Perché allora conferire un riconoscimento così importante come il Nobel a due economisti in palese contraddizione?
Come al solito la verità non è mai né bianca né nera ma ha delle sfumature di grigio.
Una interessante chiave di lettura propone di armonizzare le due visioni su base temporale, riconoscendo il prezzo come casuale nel breve termine (e quindi di fatto imprevedibile), per esprimere nel medio-lungo termine la componente deviata indotta dal comportamento non razionale, aprendo quindi margini per una qualche forma di previsione.
In altre parole il prezzo derivante dall'incontro tra domanda e offerta non è rappresentazione di un valore intrinseco già scontato razionalmente dal mercato, ma espressione dell'irrazionalità umana, come risultato di intuizioni, percezioni, propensioni, convinzioni, mode ed isterie collettive, e più in generale di errori sistematici e paure. La realtà vede l'esistenza di mercati inefficienti frequentati da operatori non sempre razionali, anzi spesso vittime inconsapevoli della loro stessa indole impulsiva.