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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Sezione dedicata alla discussione di strategie complesse che possono riguardare anche l'utilizzo combinato di opzioni e futures per creare figure sintetiche
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AZ13

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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio13/01/2013, 21:40

C’è da dire che il nostro cervello, vede più di quanto vedano i nostri sensi.
E’ naturale che un buon apparato percettivo non può che «saltare alle conclusioni», andare cioè oltre la limitata informazione di cui dispone.

Non farlo significherebbe in molte circostanze essere condannati all’inazione, paralizzati dall’incertezza.

Ebbene: aggirare l’incertezza è appunto compito del nostro inconscio cognitivo, il quale sulla base del suo archivio di esperienza «scommette» che le cose stiano in un certo modo.
Ma come abbiamo detto precedentemente la rapidità va a scapito dell’accuratezza per cui in certe circostanze il nostro inconscio cognitivo prende delle vere e proprie “cantonate” e ve lo dimostro...
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AZ13

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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio13/01/2013, 21:42

Guardate attentamente queste due figure:

1.jpg


2.jpg


Se percepite - del tutto naturalmente - gli oggetti ombreggiati della figura sopra come delle cavità e quelli della figura sotto come delle bolle curvate verso l’esterno è perché la vostra mente sta facendo delle inferenze inconsce.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
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AZ13

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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio13/01/2013, 22:02

Ora se ruotiamo le due figure di 180° cosa è cambiato? L’inferenza percettiva automatica è sempre la stessa. Così adesso sono i tondi della figura sopra ad apparirci convessi e quelli sotto concavi. Come è possibile? La nostra intuizione se l’inventa di sana pianta?

Semplicemente è che il nostro cervello «estrae» dalle ombreggiature l’informazione per riorganizzare i tondi in uno spazio tridimensionale - nonostante l’immagine retinica sia di tipo bidimensionale - dando per scontato che:

  • c’è solo una fonte luminosa
  • la luce viene dall’alto


Il che spiega l’illusione ottica di cui siamo vittime. Semplicemente se l’ombra è sopra, i tondi ci risultano concavi, se l’ombra è sotto ci appaiono convessi.

Completiamo così l’informazione disponibile sulla base delle nostre aspettative, integrandone le lacune in modo da ottenere un’«esperienza di solidità e profondità».
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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio13/01/2013, 22:12

I giudizi intuitivi nella vita di tutti i giorni funzionano proprio così: quando l’informazione è insufficiente o ci mancano la possibilità, il tempo e la voglia di ragionarci sopra o siamo condizionati emotivamente, «scommettiamo» che le cose stiano in un certo modo. Alcune scommesse sono vincenti. Altre perdenti.

Stiamo agendo in maniera del tutto casuale.

Accade così di giudicare e di prendere decisioni a braccio, secondo intuito, credendo però di avere operato un calcolo, di aver compiuto un autentico ragionamento e invece rappresentano delle vere e proprie “trappole mentali” nelle quali tendiamo diabolicamente a cadere.
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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio13/01/2013, 22:56

Voi vi starete chiedendo che cosa c’entra tutto questo con il trading? Vi dico che c’entra e c’entra moltissimo.

Mi spiego: quando siamo davanti al monitor e seguiamo il mercato non solo siamo condizionati dalle nostre emozioni ma siamo chiamati a prendere delle decisioni veloci e quindi è più probabile che si attivi l’inconscio cognitivo che per sua natura persegue altri obiettivi che non sono proprio quelli di ottenere un profitto da un trade ma - per esempio - quello di farci evitare tutte quelle situazioni spiacevoli che ci possono provocare angoscia.
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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio13/01/2013, 23:00

Come difendersi? Se i meccanismi inconsci producono i maggiori effetti dove meno te li aspetti, converrà imparare a identificare e a prevedere i contesti in cui si manifesteranno. Se conosci le trappole, le eviti.

Per esempio quando siamo esposti in maniera proporzionale rispetto al capitale, siamo meno coinvolti emotivamente dal trading e quindi meno influenzabili dalle scelte istintive; oppure quando abbiamo un sistema o un metodo su cui fare affidamento che ci dia una probabilità di conseguire profitti al 70% non siamo condizionati dalla paura in quanto accettiamo di perdere qualche trade ma sappiamo che nel tempo questo sistema ci darà ragione e - inoltre - il metodo ci costringe ad avere una certa disciplina.
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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio14/01/2013, 0:22

Un’altra cosa utile per avere più consapevolezza nelle proprie scelte credo sia quella di commentare la strategia che si sta seguendo o in paper o a mercato direttamente sul forum o - in alternativa - farsi un vero e proprio “diario di trading”. E’ un modo di procedere che serve a controllare il rischio che si sta correndo al momento.

Questa operazione - pur essendo spesso sottovalutata dai trader operativi - se viene eseguita con la necessaria costanza si dimostra nel tempo vantaggiosa in quanto tende ad creare una sorta di auto miglioramento molto efficace.

Lo scopo – infatti - è quello valutare attraverso l’osservazione della propria operatività, quali sono gli errori più comuni che si commettono in modo da poterli individuare e correggerli e migliorando di fatto le proprie performance.
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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio14/01/2013, 0:39

Il meccanismo di funzionamento è abbastanza semplice e più volte personalmente ne ho dato prova commentando le mie strategie sul forum - cosa che tra l’altro riprenderò nella prossima scadenza di febbraio - si effettua un’analisi della propria attività registrando ogni singola operazione, perché osservare se stessi è il primo passo verso una reale opera di comprensione del proprio stile di trading. Tuttavia, per risultare efficace, questa operazione deve essere fatta il più possibile in modo oggettivo, visto che eventuali giudizi di merito o derivanti da uno stato emozionale possono suggerire conclusioni erronee.
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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio14/01/2013, 0:49

In altre parole non dobbiamo cadere nella trappola dell’AUTOCOMPIACIMENTO!

La trappola dell’autocompiacimento ci induce ad ascrivere i successi esclusivamente alle nostre personali qualità e a scaricare, invece, le responsabilità dei fallimenti sugli altri o su circostanze sciagurate. A favorirla sono meccanismi cognitivi e motivazionali abbastanza comuni, come il desiderio di apparire migliori degli altri e il bisogno di alimentare la propria autostima. Anche il ricordo gioca un ruolo importante: di fronte a una disfatta a noi imputabile, anche laddove sia stata tanto bruciante da rimanere ben viva nella memoria, non sempre attribuiamo la giusta responsabilità a noi stessi. Cerchiamo delle attenuanti, delle giustificazioni che ne alleggeriscano il peso spiacevole. E, anziché riconoscere i nostri errori e imparare da questi, siamo propensi a spiegare l’evidenza a noi avversa attraverso cause del tutto indipendenti dalla nostra volontà e dal nostro controllo: per esempio la sfortuna.

Un atteggiamento immortalato dalla battuta per cui: «la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo». :18

Se al contrario ci capita qualcosa di buono, che convalida la correttezza delle nostre azioni o delle nostre credenze, attribuiamo preferibilmente l’evento a una nostra capacità peculiare piuttosto che a quegli stessi fattori accidentali.
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Re: Livelli di Garcia. Teoria e pratica.

Messaggio14/01/2013, 1:16

Quindi l’osservazione deve essere fatta in modo assolutamente oggettivo perché il reale obiettivo consiste nel miglioramento delle proprie performance operative.
Quando si tiene un diario di trading per un tempo sufficientemente lungo ci rende conto che gli errori capitano più spesso di quanto si possa immaginare e che attraverso questo strumento può divenire addirittura parte del nostro percorso di crescita personale.
Imparare a riconoscere gli errori e ad accettarli come parte integrante di un processo evolutivo che il trader deve compiere porta sicuramente a un generale miglioramento di questa attività in quanto un potenziale svantaggio iniziale viene trasformato nel tempo in un effetto positivo duraturo.
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