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Il coefficiente di determinazione: osservazioni conclusive
Ma questa percentuale del coefficiente di determinazione, è alta o bassa? Diceva un ricercatore delle discipline farmacologiche ad un altro.
La risposta a questa domanda non è unica. Dipende dal contesto disciplinare e dagli obiettivi del progetto di ricerca. Una considerazione che certamente mi sento di fare è che un coefficiente di determinazione di 0.30 può essere considerato abbastanza alto, ad esempio nelle scienze sociologiche; mentre un coefficiente di determinazione di 0.98 potrebbe essere considerato piuttosto basso, nelle scienze fisiche.
Insomma, la conclusione che vorrei condividere con il lettore, è che lo strumento matematico - per quanto potente, per quanto sofisticato - non riuscirà mai a darci una risposta esaustiva. E' la sensibilità del ricercatore, che opera in uno specifico contesto disciplinare ed è alle prese con un progetto di ricerca avente precipui obiettivi, che dovrà stabilirlo.
Ed è così anche per il ricercatore che vuole operare in modo serio e coscienzioso nell'ambito della finanza, dove la spiegazione degli andamenti è maggiormente dovuta a componenti casuali piuttosto che deterministiche. Egli dovrà dotarsi di una mentalità la più possibile aperta: direi, se mi si consente, scientifica.
Qui, però, mi fermo: non vorrei travalicare i limiti di coerenza imposti dall'oggetto del thread e da quanto mi ha chiesto il padrone di casa.
Ma questa percentuale del coefficiente di determinazione, è alta o bassa? Diceva un ricercatore delle discipline farmacologiche ad un altro.
La risposta a questa domanda non è unica. Dipende dal contesto disciplinare e dagli obiettivi del progetto di ricerca. Una considerazione che certamente mi sento di fare è che un coefficiente di determinazione di 0.30 può essere considerato abbastanza alto, ad esempio nelle scienze sociologiche; mentre un coefficiente di determinazione di 0.98 potrebbe essere considerato piuttosto basso, nelle scienze fisiche.
Insomma, la conclusione che vorrei condividere con il lettore, è che lo strumento matematico - per quanto potente, per quanto sofisticato - non riuscirà mai a darci una risposta esaustiva. E' la sensibilità del ricercatore, che opera in uno specifico contesto disciplinare ed è alle prese con un progetto di ricerca avente precipui obiettivi, che dovrà stabilirlo.
Ed è così anche per il ricercatore che vuole operare in modo serio e coscienzioso nell'ambito della finanza, dove la spiegazione degli andamenti è maggiormente dovuta a componenti casuali piuttosto che deterministiche. Egli dovrà dotarsi di una mentalità la più possibile aperta: direi, se mi si consente, scientifica.
Qui, però, mi fermo: non vorrei travalicare i limiti di coerenza imposti dall'oggetto del thread e da quanto mi ha chiesto il padrone di casa.