SCADENZA MARZO 2018

Buona la prima? Manco per sogno…

Quando sembrava che gli indici USA avessero ripreso l’entusiasmo di altri tempi rimettendosi saldamente sui binari del rialzo, ieri c’è stata una brusca interruzione del recupero in atto dai minimi di febbraio a causa probabilmente del primo discorso ufficiale alla Camera USA del nuovo Presidente della Federal Reserve Jerome Powell, discorso che - pur essendo stato improntato e in continuazione con quello della Yellen - è stato accolto in maniera piuttosto negativo dagli operatori che di fatto hanno azzerato tutto il rialzo di inizio settimana. E’ sembrato come se i mercati volessero mettere le mani avanti e dire: “attenzione a non rompere le uova nel paniere! Adesso che sei arrivato”
La prova l’avremo oggi con la seconda audizione - questa volta davanti al senato - per capire se la lezione è servita e nel qual caso i toni si faranno più accomodanti nei confronti dei mercati che reagiranno in questo caso benevolmente.

E’ da tanto che ti seguo. Ho notato che quasi sempre le tue strategie sono aperte ai lati e questo suppongo per essere complessivamente più venduto che comprato. Approfitto di questa relativa calma per porti proprio questa domanda: è vero secondo te, visto che il 90% delle opzioni scadono senza valore, che l'unico modo per fare soldi con questi strumenti sia la vendita?
GRAZIE

E’ da tanto che ti seguo. Ho notato che quasi sempre le tue strategie sono aperte ai lati e questo suppongo per essere complessivamente più venduto che comprato. Approfitto di questa relativa calma per porti proprio questa domanda: è vero secondo te, visto che il 90% delle opzioni scadono senza valore, che l'unico modo per fare soldi con questi strumenti sia la vendita?
GRAZIE

E’ un po’ un luogo comune dire che il 90% delle opzioni scadono senza valore. I fatti dicono altro: circa il 10% delle opzioni viene esercitato, il 60% delle posizioni in opzioni sono chiuse prima della scadenza con una operazione di segno contrario e – infine - circa il 30% delle opzioni scadono senza valore. Il fatto che il 90% delle opzioni non viene esercitato non significa necessariamente che scadono senza valore. Mi spiego. Le posizioni in opzioni chiuse prima della scadenza – che sono la maggioranza - possono essere redditizie o non redditizie. Se compro una opzione a 100 e la rivendo a 110 prima della scadenza, ci ho guadagnato ma non l’ho esercitata. Poi, dal punto di vista reddituale, ci potrebbe essere anche il caso in cui un’opzione, pur scadendo con il valore nullo, se la consideriamo facente parte di una strategia più complessa per esempio covered call writing (vendita coperta di Call) è difficile considerarla improduttiva. Ricordo che questa strategia permette di trarre vantaggio dall'incasso del premio delle Call OTM vendute, abbassando il costo medio di carico del titolo e quindi generando un flusso reddituale addizionale nel caso in cui – entro certi limiti – il titolo salga.

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Si sente spesso dire che i venditori di opzioni sono più intelligenti degli acquirenti perché possono contare su tre scenari favorevoli su cinque possibili. Prendiamo per esempio il caso della posizione del venditore allo scoperto di opzioni Call: generalmente ha tre scenari favorevoli (sottostante che scende molto, scende poco, rimane stabile), uno neutrale (sottostante sale poco, fino a restituire tutto il premio incassato dalla vendita, ma comunque senza perdere soldi) e uno solo sfavorevole (sale molto).

L’acquirente della Call dovrebbe indovinare non solo il movimento, ma anche l'ampiezza. Mentre il venditore – avendosi messo il valore temporale in tasca - deve solo aspettare fino alla scadenza e controllare l’unica situazione per lui realmente penalizzante per la sua posizione: sottostante sale molto. E’ il decadimento temporale ciò che rende le vendite di opzioni un affare redditizio per i venditori e un “pacco” per gli acquirenti.

Ma le cose stanno veramente in questi termini?

All'inizio, quando ho cominciato, anch'io mi sono chiesto le stesse cose e dopo una rapida riflessione sono arrivato alla conclusione - logica - che se la vendita di opzioni avesse portato mediamente più soldi dell’acquisto forse adesso non staremo nemmeno commentando il quesito in quanto non ci sarebbe stato proprio il mercato delle opzioni per scomparsa dei compratori. A meno che uno non creda che gli acquirenti siano tutti dei benefattori.

In realtà le opzioni sono un perfetto equilibrio tra rischio e rendimento possibile. Da una parte c’è l’acquirente che per motivi vari vuole sottrarsi da un possibile rischio per cui paga un premio e dall’altra c’è il venditore che – assumendosi questo rischio - incamera il premio.
Più lontano è lo strike dell’opzione venduta dalla quotazione del sottostante più spostiamo le probabilità di successo a nostro favore, ma allo stesso tempo aumentiamo il nostro rischio potenziale e riduciamo il possibile profitto.
Beninteso: entrambe le posizioni possono guadagnare e perdere soldi. Solo che la frequenza è diversa. Mettiamola così per semplificare: il venditore guadagna poco ma spesso mentre l’acquirente guadagna tanto raramente.

Se vogliamo dirla tutta, considerando che la volatilità implicita delle opzioni è sempre maggiore rispetto a quella storica, il premio al rischio che il venditore si fa pagare dall'acquirente è leggermente superiore rispetto a quello che dovrebbe essere effettivamente e questo darebbe un certo vantaggio al venditore nel lungo periodo.

Illuminante! Ho capito bene? Vendendo opzioni OTM mi trovo in vantaggio relativo sul lungo periodo? E’ così?

Illuminante! Ho capito bene? Vendendo opzioni OTM mi trovo in vantaggio relativo sul lungo periodo? E’ così?

Non c’è dubbio che vendere opzioni può rappresentare una strategia piuttosto efficace sul lungo periodo a patto di capire e saper gestire tutti i rischi connessi a una simile scelta. Come esperienza personale ti posso dire che il successo nel trading con le opzioni è legato non tanto al fatto di vendere o acquistare opzioni bensì dipende da un buon controllo del rischio che di volta in volta si assume.

Commento di chiusura di oggi mercoledì 28 febbraio 2018

Il Ftse Mib ha terminato le contrattazioni con un calo dello 0.51% a 22.607 punti in una delle ultime sedute che precedono l'importante appuntamento con le elezioni italiane del quattro marzo. Anche oggi è stata una giornata interlocutoria con un mercato abbastanza tranquillo probabilmente perché sta scontando quello che appare il risultato più probabile dalle urne e cioè nessun vincitore o coalizione in grado di formare un nuovo governo e quindi si fa strada tra gli analisti l’ipotesi di un governo di grande coalizione – così come è successo in Germania - che porterebbe portare a una certa stabilità politica.

Tecnicamente abbiamo avuto una seduta che fino all’apertura di Wall Street ha dato la sensazione di tenuta e di forza relativa tanto è vero che se andiamo a guardare il Trend Pressure di questo periodo lo vediamo colorato di verde.
Dopo l’apertura della piazza americana, la situazione si è modificata con una discesa fino alla chiusura. Il Trend Pressure e il CDV si sono rigirati e la quotazione del future è terminata al di sotto del PVP e naturalmente al di sotto del VWAP (il primo collocato al livello 22.650 e il secondo a 22.675 punti) e quindi in una posizione che non depone bene per domani.