Siamo arrivati a target
Dal minimo di 21.460 di lunedì 5 marzo il giorno dopo i risultati delle elezioni politiche nel nostro paese, il principale indice italiano, il Ftse Mib è risalito fino a raggiungere il massimo di gennaio collocato a 23.050. Qualcuno potrà dire che si è fermato a 23.982 ma vorrei ricordare che nella giornata di ieri c’è stato lo stacco cedole di 7 titoli facenti parte dell’indice, che ha pesato con un contributo negativo alla performance per 0,36%. Senza lo stacco il rialzo sarebbe stato non di +0,64% ma addirittura di un punto percentuale.
Quindi possiamo dire che da dopo le elezioni il nostro indice è aumentato di circa 1.500 punti più o meno un 7%.
Sembra incredibile questa performance soprattutto dopo che i “cosiddetti esperti” avevano decretato una catastrofe terribile per quanto riguarda il nostro paese dovuta all’instabilità politica e all’impossibilità di formare un governo autorevole e invece – inaspettatamente – è risultata la prima borsa occidentale in grado di tornare ai massimi dell’anno.
E non è tutto! Se andiamo a vedere il comportamento dei rendimenti obbligazionari dei nostri BTP, che misurano lo stato di salute del nostro paese, vediamo che in questo periodo è tranquillamente sceso e con esso anche lo spread con l’obbligazionario Bund tedesco, alla faccia dei tanti analisti che avevano pronosticato il contrario.
Non c'è dubbio che lo stallo politico è la diretta conseguenza di questo tipo di performance. Ma la domanda è: cosa succederà dopo aver formato un nuovo governo che in linea teorica dovrebbe mettere le mani al portafoglio per garantire quanto promesso in campagna elettorale, aumentando a dismisura le spese e di conseguenza il nostro debito pubblico?
Stando al mercato, che ha sempre un occhio più lungo, dobbiamo ammettere che questa ipotesi ha poche probabilità di realizzarsi mentre invece sembra più possibile il cosiddetto “governo del Presidente” soprattutto dopo che sarà certificato il fallimento del tentativo del presidente Fico per un accordo tra PD –M5S. La nomina di una figura istituzionale terza come premier (alla Monti per intenderci) che verrebbe tenuta a guinzaglio dalla Commissione UE in grado di traghettare il nostro paese verso nuove elezioni, congelando di fatto - per almeno un annetto - la minaccia populista, è esattamente ciò che piace ai mercati.
Dal minimo di 21.460 di lunedì 5 marzo il giorno dopo i risultati delle elezioni politiche nel nostro paese, il principale indice italiano, il Ftse Mib è risalito fino a raggiungere il massimo di gennaio collocato a 23.050. Qualcuno potrà dire che si è fermato a 23.982 ma vorrei ricordare che nella giornata di ieri c’è stato lo stacco cedole di 7 titoli facenti parte dell’indice, che ha pesato con un contributo negativo alla performance per 0,36%. Senza lo stacco il rialzo sarebbe stato non di +0,64% ma addirittura di un punto percentuale.
Quindi possiamo dire che da dopo le elezioni il nostro indice è aumentato di circa 1.500 punti più o meno un 7%.
Sembra incredibile questa performance soprattutto dopo che i “cosiddetti esperti” avevano decretato una catastrofe terribile per quanto riguarda il nostro paese dovuta all’instabilità politica e all’impossibilità di formare un governo autorevole e invece – inaspettatamente – è risultata la prima borsa occidentale in grado di tornare ai massimi dell’anno.
E non è tutto! Se andiamo a vedere il comportamento dei rendimenti obbligazionari dei nostri BTP, che misurano lo stato di salute del nostro paese, vediamo che in questo periodo è tranquillamente sceso e con esso anche lo spread con l’obbligazionario Bund tedesco, alla faccia dei tanti analisti che avevano pronosticato il contrario.
Non c'è dubbio che lo stallo politico è la diretta conseguenza di questo tipo di performance. Ma la domanda è: cosa succederà dopo aver formato un nuovo governo che in linea teorica dovrebbe mettere le mani al portafoglio per garantire quanto promesso in campagna elettorale, aumentando a dismisura le spese e di conseguenza il nostro debito pubblico?
Stando al mercato, che ha sempre un occhio più lungo, dobbiamo ammettere che questa ipotesi ha poche probabilità di realizzarsi mentre invece sembra più possibile il cosiddetto “governo del Presidente” soprattutto dopo che sarà certificato il fallimento del tentativo del presidente Fico per un accordo tra PD –M5S. La nomina di una figura istituzionale terza come premier (alla Monti per intenderci) che verrebbe tenuta a guinzaglio dalla Commissione UE in grado di traghettare il nostro paese verso nuove elezioni, congelando di fatto - per almeno un annetto - la minaccia populista, è esattamente ciò che piace ai mercati.
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Meno si rischia più si guadagna ...